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Catania - Porta Garibaldi

Questo stupendo monumento settecentesco - meglio conosciuto dai catanesi col popolare nome di porta del Fortino - eretto un po' per ornamento della città, un po' per rispondere a esigenze urbanistiche con la creazione in asse alla cattedrale, in fondo all'attuale via Garibaldi (Allora via San Filippo), di uno scenario suggestivo che comprendesse anche un valido sistema di collegamento fra la cinta urbana e le strade di comunicazione con i centri dell'interno dell'isola, fu voluto da due principi catanesi: Giovanni Rosso di Cerami (allora magistrato alle opere pubbliche) e Ignazio Paternò Castello di Biscari, i quali affidarono l'incarico a Stefano Ittar e a suo suocero, Francesco Battaglia. La porta fu inaugurata in occazione delle nozze di Ferdinando I di Borbone con Maria Carolina d'Austria e dedicata proprio ai due sposi, nel giorno del loro matrimonio, il 13 maggio 1768. Per realizzarla i due architetti utilizzarono la pietra nera dell'Etna e la pietra bianca di Siracusa: "Si erge in fondo a via Garibaldi con le sue fasce laviche e calcaree, i trofei, le figure alate e l'acquila fremente sul culmine dell'orologio: la decorazione trova la più ampia risonanza nella faccia esterna, concava pera ccogliere i visitatori, unitamente al vasto corteo di palazzi, anch'essi a bande, che avrebbero dovuto racchiudere l'attigua piazza Palestro. Di questo magnifico seguito scenografico barocco abbiamo poco più delle fondamenta e una pittoresca incisione" (Vito Librando). "Ai lati della Porta sono disposti quattro gruppi di colonne binate di ordine toscano, complete di piedistallo e di trabeazione. Su questo è adagiato un attico traforato secondo il motivo ricorrente anche nelle opere del Vaccarini e del Battaglia. Al centro si sovralza l'arco, che sostiene un piedistallo sagomato per sorreggere la decorazione scultorea che, anche per le finalità celebrative del tema architettonico è formata da numerosi e fastosi elementi dovuti allo scultore palermitano Marino: corazze, elmi, angeli che suonano, l'elefante simbolo della città e in alto, su un orologio di forma ellittica, l'acquila borbonica" (Salvatore Boscarino).

I Catanesi la battezzarono subito (e molti la chiamano ancora così) porta del Fortino, poiché in queslla zona vi era un'antica costruzione militare (di cui resta un arco in fondo a via Sacchero), ma in omaggio al re il nome ufficiale fu quello di Porta Ferdinanda, che mantenne per quasi un secolo, ossia fino al compimento dell'unità d'Italia allorché venne dedicata a Giuseppe Garibaldi, che proprio da questo ingresso, al grido di "O Roma o morte", nell'estate del 1862 arrivò a Catania. Gli amministratori del tempo provvidero subito ad adeguare, correggendola, l'anticola dedica borbonica al nuovo monumento storico e al nuovo titolare.
Dalla frase che ricordava il matrimonio di Ferdinando e Maria Carolina ("Optimo principi - S.P.Q.C. - aedilium cura - fausta conyugii anno MDCCLXVIII") vennero sospese le parole "Optimo principi" e "fausto conyugii" sicché risultò una dizione non compromettente e valida per tutti gli usi "S.P.Q.C - aedilum cura - MDCCLXVIII"-

Sullo stesso frontone (cioè il prospetto occidentale) sono riportate due frasi che glorificano la città "Armis decoratur" e Literis armatur". Nel 1931, a iniziativa del commissario al Comune Luigi Farina e su progetto dell'ing. Giuseppe MAncini, furono eseguiti i lavori di isolamento della porta ai cui lati si erano ammassaticumuli di catapecchie.Il monumento riacquistò fulgore e la viabilità con le due arterie di scorrimento realizzate ai lati della porta, grande sollievo. Furono smantellati anche un indecoroso abbeveratoio e un lercio mercato che da tempo immemorabile aveva piantato le tende all'ombra del monumento.
 
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