Il Villino venne progettato a inizio Novecento da Ernesto Basile, che lo dedicò alla moglie. L'architetto, insieme alla famiglia, abitò in questa residenza fino al 1932. L'architettura dell'edificio presenta le caratteristiche dello stile più in voga al tempo, il Liberty. Il Villino si trova in un angolo di un giardino ornato da due fontane, oggi sostituito da una costruzione di più piani. L'abitazione è composta da tre piani, un seminterrato adibito a studio, il piano rialzato con soggiorno e un piano superiore destinato alla zona notte. Esternamente l'edificio presenta un basamento di mattoni e una parte superiore intonacata che culmina con una serie di pieni e vuoti nei quali sono collocate alcune finestrelle. Una serie di piastrelle colorate e con elementi floreali, disposte a cornice continua, decorano i prospetti dell'abitazione, sui quali spicca il colore verde delle persiane. L'esterno del Villino ruota tutto attorno all'angolo, sottolineato da un rinforzo di pietre e dal balcone in ferro, sostenuto da mensole e decorato da motivi floreali. Un prospetto presenta una piccola torretta di collegamento alla terrazza, mentre sul prospetto principale dell'ingresso si trova un portale con un'iscrizione, realizzata con mosaici, che riporta l'anno di costruzione, il 1904, e la criptica frase Dispar et Unum. L'interno è composto da stanze dalle diverse coperture, in legno o a volta, tutte decorate così come le pareti. L'intero arredamento, che attualmente non c'è più, venne ideato personalmente da Basile. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Villino divenne proprietà della Regione e attualmente è sede dei Beni Archivistici e Bibliografici.