Fuori le mura della
città, poco distante dalla
porta Carini, costruita dai Saraceni sul finire del IX secolo, esisteva anticamente una piccola chiesa campestre. Era sacra alla vergine e martire S. Oliva, e, secondo un'antica ed assai diffusa tradizione, sorgeva sul luogo medesimo del suo sepolcro. Scrivono infatti i suoi biografì , che gli antichi palermitani, come ebbero trafugato il corpo della loro santa Concittadina, martirizzata a Tunisi nel 463, lo seppellirono occultamente presso la porta summenzionata, ove, per conservarne la memoria, eressero in suo onore la predetta chiesuola.
La più antica notizia di questa prima chiesa di S. Oliva rimonta al 1310 . Il 4 gennaio 1485, col permesso del Senato palermitano, questa chiesa venne in possesso della maestranza dei sartori.
Ad opera del Vicerè Pignatelli, il 19 Novembre 1518, la Chiesa di S. Oliva venne ceduta ai Religiosi di S. Francesco di Paola. Il possesso fu confermato da un breve del Sommo Pontefice Clemente VII, dato in Roma il 13 Marzo 1525.
Succedendo alla maestranza dei sartori nel possesso della chiesetta di S. Oliva, i Religiosi di S. Francesco di Paola la spianarono al suolo e posero mano alla costruzione del magnifico tempio, che oggi ammiriamo, anche se in uno stato di degrado per il mancato intervento di restauro, più volte sollecitato, già programmato ma ancora non finanziato. Alle opere della fabbrica per questa nuova Chiesa concorsero con generose elargizioni insieme col Senato della Città anche il patriziato ed il popolo . Ed il vasto tempio, compiuto a varie riprese, per ricchezza di marmi, varietà di ornati ed altri pregi d'arte, divenne uno dei più celebri della città.
Costruita a forma di croce greca essa è rivolta col prospetto a mezzogiorno. Nel suo frontespizio di buona architettura si apre un'ampia porta, sul cui architrave si legge D. O. M. - MDXCIIII. Perexiguam a sartoribus colebatur, auctam a Minimis conservatur. Il Mongitore parla di altre due porte minori, che in seguito vennero poi ostruite , Sopra di essa si vedono tre mezze figure di marmo, scolpite da Giacomo Gagini, ed ivi collocate il 30 Settembre dell'anno 1536. Esse raffigurano la Beata Vergine col Bambino in braccio, la quale ha da un lato S. Francesco di Paola, dall'altro S. Oliva. Le forbici, che si vedono scolpite sotto al descritto bassorilievo, sono l'emblema del ceto dei sartori, ai quali anteriormente apparteneva la nostra Chiesa.
L a Chiesa misura in lunghezza circa quaranta metri e undici in larghezza. Riccamente fregiata di stucchi dorati, essa nella volta e nelle pareti s'adorna pure di belle pitture, che ritraggono per lo più dei miracoli, operati dal santo Patriarca dei Minimi. La maggior parte di questi lavori artistici, specialmente le pitture delle lunette, che si frammettono tra gli archi delle cappelle, vennero eseguite tra il 1700 e il 1710, per opera dell'umile, ma zelantissimo religioso Fra Mariano Castelli da Vicari, il quale curò pure che tutti i pilastri delle stesse cappelle fossero rivestiti di marmo. Meritevoli di particolare menzione sono poi le belle pitture decoranti la volta del cappellone, dovute al pennello di Vito di Anna, e le altre del rimanente della Chiesa, che sono opera dello Zoppo di Ganci.
Nel cappella dell'altare maggiore, lungo circa nove metri, dalle pareti tutte impellicciate di belle lastre di marmi colorati, e dalla volta adorna di molti e pregevoli stucchi, si erge maestoso l'altare, notevole per disegno, non meno che per ricchezza di marmi, ornato di rare pietre dure e di fregi di rame dorato, esso ha un nobile ed artistico ciborio.. È opera pregevole di Michele Messina, compiuta nel 1829 . In questa cappella si possono ammirare a destra la tela raffigurante la nascita di N. S. Gesù Cristo e l'adorazione dei pastori, attribuita allo Zoppo di Gangi e a sinistra la natività di Giovanni Battista.
Uscendo da questa cappella, fiancheggiata da bei pilastri di marmo adorni di bassorilievi, raffiguranti schiere di puttini con pesci ed altri animali si passa nel transetto dove si aprono due cappelle a destra quella del SS. Crocifisso, oggi utilizzata per la custodia della SS. Eucaristia, a si-nistra quella della reliquia del Bastone di San Francesco di Pa-ola dove si am-mira un busto del Santo insigne lavoro di Vincenzo Gagini. Nel transetto trovia-mo il busto mar-moreo di Giuseppe Pignatelli, duca di Terranova, scolpito da Lorenzo Pennino ed un tumolo di marmo, ove giace distesa, in atto di dormire, una figura di donna, che rappresenta D. Giovanna de Caravelli, famosa letterata, morta il 28 Febbraio 1546. È opera di Antonio Gagini
La prima cappella a destra è dedicata a S. Caterina Vergine e Martire. Meritevoli di osservazione sono i bassorilievi laterali al quadro, attribuiti al celebre Gagini.
La seconda, che originariamente era dedicata a S. Carlo Borromeo, venne poi consacrata all'Epifania od ai tre Re. Oggi è dedicata al culto del S. Cuore di Gesù.
La terza cappella anticamente era sacra alla Madonna della Pietà. Il quadro rappresentava la Vergine, che aveva in braccio il figlio Gesù morto, ed ai lati le due figure di S. Francesco d'Assisi e di S. Francesco di Paola. Oggi è dedicata al culto di S. Giuseppe. Due quadri sulle pareti laterali raffigurano altrettanti misteri della vita gloriosa della Madre di Gesù.
Nella quarta cappella, dedicata a S. Francesco di Paola, v'era esposto il bel quadro del santo Taumaturgo, che Ettore Pignatelli per sua devozione aveva fatto dipingere su legno. Invece del quadro, ora si venera in questa cappella una devota statua di legno del medesimo Santo.
La quinta cappella, che è l'ul-tima dell' ala destra, venne dedicata a S. Bartolomeo e a S. Lorenzo martire, fin dell' anno giubilare del 1600. Il bel quadro, dipinto nel 1601, è lavoro di Giu-seppe Albino. Qui si conserva il simulacro del Santo Padre, ricchissima statua d'argento che si conduce processionalmente per la città, nella ricorrenza della festa patronale.
Sulla porta principale della chiesa, dal lato interno, si può ammirare un bel gruppo di stucco, che rappresenta la glorificazione di S. Francesco di Paola. Attualmente però esso è poco visibile, perché viene, in gran parte, ricoperto dall'antiporta. In questa parete due quadri raffiguranti S. Carlo Borromeo e la Madonna della Rosa.
Tornando verso l'altare maggiore la cappella è dedicata all'Arcangelo S. Michele Segue la cappella, già sacra all' Immacolata, è ora dedicata al B. Nicola di Longobardi, religioso professo dell'Ordine dei Minimi.
Nella terza sacra a S. Oliva, titolare della chiesa, si ammira sull'altare un bel quadro, dipinto dal Serenario, che rappresenta la Santa nell'atto di battezzare alcune persone di Tunisi. Vicino all'altare v'è un pozzo, dal quale s'attingeva un'acqua fresca e purissima, che molti chiedevano per devozione
Segue la cappella, anticamente dedicata a S. Girolamo, è ora dedicata all' Immacolata
Completiamo la visita della Chiesa con la cappella dedicata alla Madonna del Rosario con il quadro della SS. Vergine, tra S. Rosalia e S. Domenico . In questa cappella si osserva il magnifico sarcofago, ove riposano le ceneri di Stetania Branciforti principessa di. Travia, opera dello scultore Villareale (1852).
Dal transetto si accede alla Sagrestia. Nel centro della volta, un pregevole affresco, dovuto al pittore Vito D'Anna, raffigura il trionfo della religione. In fondo alla medesima, si trova una statua argentea raffigurante S. Oliva.
Il Convento di Santa Oliva, che ospitò fino ad un centinaio di frati, dopo la soppressione degli Ordini religiosi fu trasformato in caserma di fanteria ed attualmente è destina-to ad alloggio di Ufficiali ed ai loro circoli. Come già affermava il Pitrè il convento è come l'ombra di se stesso. Spariti gli affreschi del chiostro rappresentanti la vita del Santo; nascosto ai nostri sguardi l'affresco opera del famoso Zoppo di Ganci raffigurante la morte di San Francesco e la sua glorificazione.
Dal 1 marzo 1905 i frati Minimi di san Francesco di Paola hanno ripreso possesso della chiesa abitando un ritaglio dell'antico noviziato posto sulla volta della chiesa.