Il Qanat Gesuitico Basso o della Vignicella fino a qualche secolo fa riforniva d'acqua la città di
Palermo.
Il fondo della Vignicella è raggiunto da un canale in muratura, contenenti le acque del corso
Gesuitico Alto, e si versa all'interno di una vasca di irrigazione.
Nei pressi vi era un ricettacolo di una mezza zappa di acqua che nei periodi di piena veniva mescolato al corso Gesuitico Basso.
L'accesso al Qanat avviene da una cava sotto il Monastero della Vignicella.
Dall' ingresso si dipartono due cunicoli; quello a monte ha una larghezza media di 80 centimetri e risulta lungo 26 metri.
Questo ramo a causa del suo orientamento assicura la funzione di drenaggio delle acque di falda. Lungo le pareti sono infatti numerosi i punti in cui sgorgano delle vere e proprie sorgenti alcune anche di media portata.
Il continuo scorrere delle acque lungo le pareti ha creato un velo di concrezione bianco; sul pavimento, da un tubo di terracotta, fuoriesce l'acqua di una falda più profonda.
Un pozzo seriale, ossia quei pozzi che mettevano in comunicazione il fondo del cunicolo con l'esterno, si apre sulla volta di questo tratto; in alto risulta ostruito.
A protezione dei banchi sabbiosi intercettati durante lo scavo, sono stati costruiti alcuni muri di pietrame a secco.
Il cunicolo a valle è largo circa un metro, sul pavimento il livello dell'acqua raggiunge circa un metro e venti, la volta è riccamente concrezionata come del resto le pareti.
Procedendo verso il fondo del cunicolo la larghezza aumenta, la volta si va abbassando sempre più e si incontra un nuovo pozzo seriale, che si presenta totalmente concrezionato e percorso da una notevole quantità di acqua proveniente da uno sgrottamento presente lungo il pozzo. L'acqua si riversa nella galleria, larga circa 4 metri e alta 40 centimetri. riempendola quasi totalmente.
Per ciò che attiene alla storia di questi corsi d'acqua è necessario ricordare che dopo l'espulsione dei Gesuiti dal regno nel 1789, la chiesa dell' Uscibene, il fondo della Vignicella, la chiesa di San Leonardo (l'attuale area dell'Ospedale Psichiatrico), furono aggiudicati ad Antonio Lo Cascio.
Nel 1852 il fondo passò in proprietà al Rettore del Collegio Massimo dei Gesuiti. Le circostanze posteriori videro nel 1933 l'assegnazione al Manicomio.