La fontana del Genio di Palermo, che costituisce il centro dell’antico "mercato di Fieravecchia" (in Piazza Rivoluzione), raffigura il nume tutelare della città che spesso viene rappresentato insieme alla patrona, Santa Rosalia, ma è difficile dire chi sia realmente questo personaggio mitico e misterioso che si trova in molti luoghi e monumenti di Palermo.
Lo storico Alessandro Dell’Aira (Van Dyck a Palermo, Kalós 1999), riguardo a questo Genio dice che “l’emblema di Palermo nell’ultimo quarto del Cinquecento era una figura maschile, personificazione della città, con la barba divisa, la corona ducale e un serpente tra le braccia”. Quest’ultimo, secondo i miti tramandati da Ovidio e Pausania, simboleggiava il genius loci o la metamorfosi della figura maschile.
Altra interpretazione ne dà il Di Giovanni nel primo quarto del Seicento, secondo il quale l’uomo barbuto e coronato è Palermo, ma il serpente è Scipione l’Africano aiutato dai Palermitani contro i Cartaginesi d’Annibale, sicché Scipione grato donò alla città una conca aurea con al centro una statua del guerriero omonimo che nutriva il serpente.
Nel corso di più di cinque secoli, dalla fine del Cinquecento agli inizi dell’Ottocento, il modello si è evoluto e ne restano cinque repliche monumentali, incisioni a parte. La più antica è il "Genio del Garraffo" (fine del secolo XVI), e poi, nell’ordine, il "Genio del Palazzo Pretorio" e il "Genio di Piazza Rivoluzione", al centro della fontana della fine del secolo XVII (nel 1625, e forse prima, era al Molo nuovo al centro di una fontana tra il Cippo Smirglio e la chiesa dei Mercedari); il "Genio di Villa Giulia" al centro della fontana del Marabitti (1778) e il "Genio del mosaico" del portico meridionale della Cappella Palatina.