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Sulla Piazza più ampia del paese, nel cuore del centro abitato, sorge la Chiesa Madre, la cui fabbrica ebbe inizio nel 1613.

La facciata severa, eseguita probabilmente su disegno di Filippo Vasta, sfrutta equilibratamente la tonalità bicroma risultante dall'accostamento della pietra lavica con quella arenaria. Di epoca recente è il bianco campanile che svetta sulla Via Roma.

L'interno della Chiesa, a tre navate, è ricco di dignitose tele dell'ottocento: di Leonardo Grasso è probabilmente il San Giovanni Battista;

La splendida navata centrale è interamente in legno, risulta essere un'opera maestosa, nata dal meticoloso lavoro di un artigiano linguaglossese

Altri quadri (La Madonna delle Grazie, Sant'Egidio e la vecchia, etc.) non hanno mai una collocazione stabile, mentre, sempre agli altari, sono statue di non grande pregio (Sant'Antonio Abate, San Giuseppe, un Crocifisso e un Cuore di Gesù).

Dietro l'altare maggiore si apre l'ampio monumentale Coro, intagliato con fregi, bassorilievi e sculture a tutto tondo ricorrente per l'intera abside. Ogni lacunare di spalliera contiene un bassorilievo ligneo con una scena della vita di Gesù. L'opera, creduta del 600, è del 1728-29. Cruda nei particolari, ma grandiosa nell'insieme, essa rivaleggia con quella della Chiesa dei Benedettini di Catania e della Cattedrale di Piazza Armerina. Ne furono autori i catanesi Giuseppe Turrisi e Gioacchino Cirelli e i trapanesi Michele e Pietro Orlando, collaborati da artigiani di Castiglione e Linguaglossa.

Di Domenico Provenzani sono il San Filippo Neri, la Resurrezione di Lazzaro e il San Biagio (1880-83); di Angelo d'Agata il San Michele Arcangelo, i Santi Pietro Paolo, il San Ciro, e il San Gaetano di Tiene (1877); di Salvatore Ferro è il Sant'Alfonso dei Liguori (1879); di Giuseppe Minutoli l'Incoronazione della Vergine (1875), La Pietà della catanese Agata Pistone Etna sostituisce una più vecchia tela andata distrutta nella seconda guerra mondiale.Nel transetto, in alto, sono due affreschi raffiguranti l'uno il sacrificio pagano e la Preghiera cristiana e l'altro Mosè e il serpente di bronzo, attribuiti dal Maganuco al pennello di Olivo Sozzi. I due affreschi sono invece, quasi sicuramente, opera di Giuseppe Grasso Naso.

Durante il seicento, il settecento e la prima metà dell'ottocento lavorarono per la Chiesa Madre i pittori Baldassarre Grasso, Vincenzo Tuccari, Francesco Mignemi, Salvatore Mignemi, Giuseppe Grasso; i maestri intagliatori Pasquale Serafino, Giambattista Marletta, Leonardo Privitera e Giuseppe Fichera; i marmorai Giuliano Beritta, Tommaso D'Amato, Paolo Greco, Antonio Monaco, Giuseppe Biondo; gli stuccatori Giuseppe Catania e Placido Cimino, Michele Conti, Giacinto Ciria, Venerando Massina, Domenico e Salvatore Maugeri e molti altri artigiani della provincia di Catania e Messina.

Interessanti sono gli archivi parrocchiali, gli ex voto nonché una bella collezione di arredi sacri.
 
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