Il Castello fu voluto dai Lancia di
Brolo, venuti in Sicilia dal Piemonte ai tempi degli Svevi e discendenti da Galeotto e Cubitosa d’Aquino, nipote dell’imperatore Federico II e sorella del filosofo San Tommaso d’Aquino.
L’attenzione di chi arriva al Castello è subito presa dai merli ghibellini che con il loro profilo a coda di rondine coronano l’alto e maestoso torrione. E’ la torre conosciuta già nel 1094 dai geografi arabi come “Voab”, dalla quale si raggiunge il terrazzo, punto di vedetta privilegiato sulle incursioni dei mori e oggi bella balconata sulle isole Eolie.
Il Castello risente delle successive trasformazioni e appare oggi come una struttura feudale ricostruita nei primi del Quattrocento e poi fortemente rimaneggiata nel Seicento, quando l’uso delle armi da fuoco necessitava della costruzione anche della “scarpa” fortificata.
L’accesso alla cittadella è consentito da due porte, quella denominata “fausa” alle spalle del Castello che guarda il mare, e l’ingresso principale con l’arco in arenaria e gli stemmi araldici dei principi Lancia.