Sorge in una zona montagnosa interna, posta a 800 metri sopra il livello del mare.
Il nome Galati deriva dall'arabo Qual'at' che vuol dire "rocca" e si riferisce alla rupe su cui sorge il paese. L'appositivo "Mamertino" invece si ricollega ad un antico popolo siculo che si professava discendente del dio Marte.
Il borgo sorse in età arabo-normanna attorno a un preesistente castello. Nel 1124 Adelasia d'Aragona vi fece costruire il priorato dedicato a S. Anna, santa a cui lei era devota.
Nel 1320 fu ceduto da Federico II di Svevia, detto il Barbarossa, a Blasco Lancia e nel 1644 passò a Filippo Amato col titolo di principato. In seguito il comune divenne autonomo.
Di particolare interesse architettonico sono i resti del Castello di fattura arabo-normanna, la Chiesa Madre dedicata a S. Maria Assunta che custodisce una bella tela che raffigura il Martirio di S. Agata, opera di Pietro Novelli (1603-1647) e la Chiesa della Madonna del Rosario che racchiude al suo interno uno splendido tabernacolo in marmo opera del Gagini (1478-1536).
Rilevanti sono pure il Santuario della Madonna di Trofillo immerso nei noccioleti e il borgo Milè, esempio tipico, perfettamente conservato, degli antichi villaggi siciliani.
Notevole è il patrimonio naturalistico, in particolar modo la stupenda Cascata del Catafurco e il bosco di Mangalavite all'interno del parco dei Nebrodi.
Posta su un colle che si affaccia sulla valle del Fitalia, Galati Mamertino presenta come attività economica principale l'agricoltura. Le colture prevalenti sono le nocciole, le olive, l'uva e le castagne. È presente inoltre l'allevamento di ovini grazie alle numerose aree adibite a pascolo. Ottimi sono i formaggi prodotti nella zona.