Non è stata ancora accertata l'etimologia del nome. Degli studiosi ritengono che il primo nucleo fu costituito dagli arabi con il nome di “El Fakhar” (la gloriosa). Altri sostengono che Ficarra derivi dalle numerose coltivazioni di fichi, ancora oggi presenti sul territorio: nelle carte geografiche del Seicento veniva indicato come “La Ficara”, che in dialetto messinese significa pianta di fico.
Geografia
Ficarra sorge sui monti Nebrodi, a 450 m s.l.m., in mezzo a boschi di ulivi e noccioli.
Il territorio è diviso su tre colline: in quella sud-occidentale vi è il centro (che a sua volta è sormontato dalla collina del convento, da quella della chiesa madre e da quella della fortezza carceraria). In quella a centrale le contrade di Serro, Crocevia e Pietra della Zita, in quella nord-orientale Matini. A nord, in pianura, vi sono Rinella, San Noto, Sauro. Le tre colline sono divise da due valli in cui scorrevano il torrente di Brolo e un suo affluente. La valle sud-occidentale, che divide il territorio di Ficarra da quello di Naso e Sinagra, è invece solcata dal torrente Naso (o Timeto).
Storia
La nascita di Ficarra mischia storia e leggenda. Secondo Diodoro Siculo furono i fenici a fondare “Pallisa” (che deriverebbe dalla dea Pallade), primo villaggio nel territorio ficarrese. I greci avrebbero ricostruito il villaggio su una collina oggi chiamata “Strummuli” (forse sede di una necropoli scomparsa).
Il primo documento ufficiale è del 1082: un diploma del conte Ruggero II di Sicilia in cui veniva citato il nome di Ficarra. Il paese attuale nacque attorno ad una fortezza saracena, citata nel 1198 dai registri di Messina. Sotto i Normanni, il centro nebroideo era un feudo che fungeva da riserva di caccia per i baroni. Sotto gli Svevi il territorio venne attribuito a Guglielmo Amico, che rimase in carica fino a quando Federico II non morì e Ficarra gli venne tolta. Macalda Scaletta e Alaimo da Lentini furono i nuovi proprietari.
Ruggero di Lauria.Caduti in disgrazia persero il feudo, che fu conquistato da Ruggero di Lauria, erede di Guglielmo Amico. Ruggero era il comandante in capo della flotta aragonese e vinse alcune battaglie contro gli angioini. Ciò non impedì al re di confiscargli i beni, tra cui Ficarra, che venne assegnata di nobili Lancia o Lanza di Brolo, che rimarrano in carica fino alla prima metà del Settecento. Il capostipite sarebbe stato Manfredi di Sicilia, figlio di Federico II.
I Lancia governarono il paese fino al 1738, quando Girolamo III dovette mettere all'asta la baronia. Ficarra fu venduta per 38600 onze. Da quel momento, vari nobili hanno costruito dei palazzi nel centro del paese, tra cui il Palazzo Baronale, in cui tutt'ora si svolgono varie mostre stagionali. L'ultimo barone di Ficarra è morto agli inizi del Novecento.
Luoghi d'Interesse
Ficarra è un tipico paese medievale, che ha comunque subito molti rimaneggiamenti nel tempo. Il centro abitato è pieno di vicoli che si intrecciano con strade asfaltate, palazzi d’epoca si alternano a edifici di recente costruzione, senza tuttavia compromettere il fascino antico che avvolge il paese. Fu sotto i Lancia che il paese ebbe il periodo di massimo sviluppo. Di quell'epoca, rimangono tutt'ora i tre principali luoghi d'interesse del pese: il convento, la chiesa madre e la fortezza carceraria.
Convento
Il Convento dei Frati Minori Osservanti di San Francesco di Ficarra è situato sulla collina più alta di Ficarra. Venne costruito nell'XI secolo dai monaci della regola di San Basilio. Dopo la caduta degli arabi-musulmani, il convento cadde in disgrazia come tutti i monaci di San Basilio.
Venne ricostruito nel 1522. Successivamente, ospitò la seconda biblioteca di Sicilia, con ben 828 volumi. Dal 1866 (per la confisca dei beni ecclesiastici da parte dello stato) il monastero fu abbandonato e via via cadde sempre più per l'incuria. Nel 1885 il convento fu definitivamente abbandonato con la morte di padre Illuminato Alberto.
Nel primo dopoguerra, il Regime Fascista suggerì la creazione di un parco dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale a Ficarra. Venne individuato come luogo utile il chiostro del convento, in quel momento adibito a cimitero comunale. Si procedette quindi ad esumare decine di salme per poter ottenere lo spazio utile ad ospitare delle aiuole, la lapide commemorativa e i 44 cippi marmorei che ricordavano i caduti. Il 4 novembre 1927 il podestà Pietro Milio inaugurò il Parco delle Rimembranze. Ogni anno, fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, in occasione dell'anniversario della fine della guerra, i ficarresi in processione ricordavano i patrioti.
Di ciò che fu un tempo uno splendido edificio si conservano le mura perimetrali e il portale, l’abside e un magnifico arco a pieno sesto della adiacente chiesa di Santa Maria del Gesù.
Santuario dell'Annunziata
Il Santuario dell'Annunziata è la chiesa madre, costruita nel XV secolo. Ospita la statua dell'Annunziata, probabilmente opera di Antonello Gagini. Più volte nella storia la chiesa ha indicato la statua come miracolosa, in quanto più volte è stata vista piangere sangue.
La chiesa ha una planimetria di tipo basilicale con tre navate: quella centrale è più elevata. La facciata presenta un rosone sopra il portone. All'interno vi sono varie colonne e archi e il transetto è fortemente rilevato all'esterno. In fondo alla navata centrale vi è un organo a canne con un coro decorato in oro. Il pulpito ha degli ornamenti simili all'organo ed è in legno. Stesso discorso si fa per il paliotto dell'altare. Entrambi vennero realizzati nel Settecento. Nella navata a sud vi è la cappella dell'Annunziata, e nord la cappella del Sacramento. Il campanile è più recente ed è semplicemente accostato al santuario.
La cappella dell'Annunziata è stata realizzata in stile barocco ed è stata realizzata in un modo che ricorda il lavoro dei Gagini. Vi sono varie colonne, festoni, putti e altri ornamenti floreali in stucco simil-marmo. Il tabernacolo è stato realizzato probabilmente da Domenico Gagini.
Nella cappella è custodita la statua dell'Annunziata. È come in attesa, protesa in avanti. Nella mano sinistra ha un libro e con la destra si tiene il petto. In passato, secondo le autorità religione è stata oggetto di miracoli: ha sudato più volte sangue. Probabilmente fu realizzata da Antonello Gagini, ma il dato non è certo.
La cappella entrando a sinistra è dedicata al Sacramento. Decorata alla greca, possiede un ciborio di marmo con bassorilievi raffiguranti Dio Padre, l'Ecce Homo, San Pietro, San Paolo e vari angeli. Vi è inoltre un polittico di Antonello da Messina, una statua dell'Immacolata in marmo (parte del convento), un Crocifisso in legno del Quattrocento, una statua della Madonna della Neve in marmo e altre tele.
Il portale fu realizzato dagli scalpellini guidati da Nicola e Domenico Lancia nel settecento. L'architrave, i capitelli corinzi, le colonne sono leggeri ed eleganti.
Fortezza Carceraria
La fortezza carceraria è caratteritzzata da una pianta quadrata con basi a scarpa, possenti mura in pietra arenaria con merli a coda di rondine e aperta solo dal portale d’ingresso. È un imponente e austero edificio, situato sul colle più a sud. Le stanze sono in successione attorno al cortile. Di fronte all'ingresso vi è la cappella privata. Al centro del cortile, il pozzo è collegrato ad una cisterna in cui arriva l'acqua piovana.
Nacque probabilmente come torre di avvistamento e nel 1500 fu ampliata e dotata di celle per adibirla a carcere. Distrutta per l'incuria e dalle bombe del 1943, dei due piani originari oggi ne rimane solo uno, recentemente ristrutturato, mentre il secondo è ridotto ad una terrazza panoramica. Vi si organizzano moste d'arte.
Palazzi Nobiliari
Sotto i baroni Lancia, vennero costruiti molti palazzi baronali. HAnno tutti una pianta regolare, con balconi barocchi e portali con blasoni di famiglia per sottolineare lo status sociale. Il palazzo principale è il “Milio-Ficarra”. Artefici di così splendide realizzazioni furono gli intagliatori della pietra arenaria, i maestri scalpellini la cui attività nel rinascimento era assai diffusa su tutto il territorio dei Nebrodi.
Economia
Nel Cinquecento l'economia ficarrese era basata sull'agricoltura intensiva e sull'allevamento dei bachi da cui si produceva la seta.
Tra i prodotti tipici della cucina di Ficarra, si ricordano: il rosolio