Nella Piazza Matrice, si affacciano anche Palazzo Pilo e la Fontana con lapide che certamente costituiscono le principali testimonianze d'importanza storico-monumentale di tutto il centro storico.
Il Palazzo, posto di fronte alla
Chiesa Madre, già dato alle fiamme nel mese di luglio del 1820 durante l'assalto di squadre popolari per rivendicare l'autonomia locale e da allora mai più ricostruito, necessita di urgenti opere di ristrutturazione e di restauri conservativi per cui il Comune ha già provveduto alla sua acquisizione per realizzarvi un centro culturale polifunzionale.
L'edificio sorge nella parte più antica del paese, ai margini delle nuove edificazioni, ed assieme alla Chiesa Madre definisce uno spazio urbano che può ritenersi il nucleo generatore dell'intero abitato. Esso si imposta ed in parte sfrutta alcune strutture murarie di una fortificazione costruita intorno al 1500 dalla famiglia Bononia.
Abbandonata la primitiva destinazione, probabilmente in seguito ad una raggiunta maggiore sicurezza delle coste, diviene residenza di don Vincenzo Pilo e Calvello al quale il re Filippo IV, il giorno 22 Ottobre 1625, conferisce il titolo di Conte. Si ritiene che l'attuale sistemazione sia urbanistica che architettonica dell'intero complesso risalga a questo periodo.
Attualmente l'edificio, oltre che dal palazzetto che si affaccia sulla Piazza S.Erasmo, è costituito anche da una serie di fabbriche localizzate alle spalle del palazzo, all'interno di un grande spazio variamente articolato a cui si accede da una apertura posta nella Discesa Castello.
Tra la Piazza e l'angolo estremo di questo grande spazio, che per brevità possiamo chiamare "cortile", c'è una notevole differenza di quota che consente un maggiore sviluppo in altezza degli edifici.
Il palazzetto ha, almeno all'esterno, il tipico impianto della residenza di provincia del XVIII secolo. E' costituito da due elevazioni: un piano terra, variamente articolato, ed un così detto "piano nobile".
Attualmente, venuta meno la destinazione residenziale, il piano terra è suddiviso in una serie di piccoli locali adibiti ad usi diversi, tutti prospicienti la piazza, e presumibilmente gravemente rimaneggiati rispetto all'originaria distribuzione, come testimoniano una serie di tramezzature di recente costruzione.
Una scaletta decentrata (fatto assolutamente anomalo nelle residenze settecentesche impiantate invece sulla totale simmetria), porta al primo piano, anche questo stravolto da interventi più recenti. La parte affacciantesi sulla piazza è scandita da quattro piccoli balconi dalla ringhiera a petto d'oca (tranne l'ultimo sulla destra, la cui ringhiera è invece di sapore ottocentesco), incorniciati da un lieve disegno a rilievo.
La facciata, conclusa da un breve cornicione, è priva di altri elementi architettonici quali lesene od in genere altri fatti chiaroscurali e tuttavia la simmetrica disposizione delle sue lunghe linee longitudinali conferisce all'edificio un fascino ed una austerità particolari suggerendo insieme dimensioni prospettiche generose e spazi profondi che esaltano l'originale dignità di castello dell'intera struttura.
Quelli che sulla piazza sono solo due piani nettamente definiti, divengono invece, nella parte retrostante, grazie proprio alla notevole differenza di quota, un intrecciarsi di solai a quote diverse che lasciano spazio ad un ampio piano intermedio collegato al piano superiore del più grande tra i corpi di servizio.
Il più interessante tra questi corpi annessi ed anche il più spazioso, in cui è sistemata una grande macina per le olive, è simile ad un'ampia aula rettangolare dall'altissimo soffitto ed è collegato tramite notevoli dislivelli del terreno ad altri ambienti più piccoli che chiudono il terzo lato del cortile.
L'aspetto generale delle attuali fabbriche non è per ora dei più incoraggianti. Gravi manomissioni distributive e, peggio ancora, una totale incuria hanno pesantemente danneggiato tutto l'impianto privandolo della sua originaria dignità architettonica.
Solo recentemente il complesso ha riscosso l'interesse della Soprintendenza per i beni ambientali ed architettonici di Palermo che in data 13 marzo 1981 ha riconosciuto che il "Castello dei Conti Pilo in Capaci e le fabbriche pertinenti rivestono notevole interesse storico-ambientale". Si spera quindi che in futuro l'intero complesso, una delle poche note storicamente degne di rilievo in un paese come Capaci, ormai sommerso dalla nuova edilizia consumistica, non abbia più a subire i pesanti oltraggi dell'indifferenza.