Dell'antico abitato, costituito probabilmente da agglomerati di capanne in pietrame e terra o legname, non conosciamo altro che le rovine di una grandiosa costruzione in blocchi poligonali, un tempo nota come "il palazzo della signora", nella quale si è riconosciuta l'anàktoron di un principe locale (anax ), risalente alla prima fase di vita della città ed in qualche modo riattato dai Bizantini.
Nel vano maggiore meridionale del palazzo, Paolo Orsi rinvenne le tracce di una fonderia di bronzi; da ciò fu portato a ritenere che la lavorazione del metallo fosse nell'antica comunità una prerogativa del capo. Per la sua unicità nel panorama della Sicilia protostorica, l'anàktoron di Pantalica, in gran parte di struttura megalitica, venne dallo stesso Orsi fondamentalmente attribuito a maestranze micenee al servizio del principe barbaro.
Recentemente, in prossimità dell'anaktoron sono stati messi in luce i resti di antiche strutture monumentali, che nella loro articolazione sembrano definire un'acropoli fortificata in cui il palazzo principesco doveva inserirsi come elemento essenziale. Si tratta infatti di tre cinte murarie, l'una, munita di torre aggettante, congiunta ai due lati maggiori del palazzo e sviluppatesi lungo i margini del pianoro, le altre due erette a sbarramento del pendio sottostante. È probabile che i quartieri più densamente popolati dell'insediamento montano fossero dislocati lungo le terrazze meridionali, in lieve pendio e riparate dai freddi venti di settentrione. Ma si tratta ancora, evidentemente, di pura ipotesi. Bisognerà attendere a nuovi pazienti scavi per localizzare, l'antico impianto urbano e ricostruirne le caratteristiche. Per il momento, deve ritenersi indicativa la recente identificazione dei resti di un santuario di Demetra e Kore nel pianoro sottostante l'anàktoron. Se infatti, come si ha ragione di credere, questi resti attestano la continuazione in età classica di un culto agreste dell'antica Hybla da parte di pastori e contadini, qui, sotto la dimora del capo, doveva essere almeno il centro della vita religiosa della città. Oltre al santuario testé ricordato, di età greca sembrano gli avanzi delle opere di fortificazione poste a sbarrare l'angusta sella di Filiporto, costituite da un trincerone rafforzato da un muro a grandi blocchi .
Sorge sulla dorsale mediana che percorre longitudinalmente tutto l`altopiano di Pantalica. E` costruito trasversalmente rispetto alla dorsale stessa, in un punto ove essa è particolarmente stretta, (non più larga di una trentina di metri) e l`Anaktoron la sbarra quasi completamente con la sua lunghezza, affacciandosi col suo lato breve sul pendio meridionale. Il punto in cui sorge l`Anaktoron non è peraltro il più dominante della dorsale: il maggior rilievo che lo sovrasta da Occidente raggiunge la quota di m. 472, mentre la quota del palazzo è di circa m. 408 s.l.m.
Il vano meridionale, è di grandiosa struttura megalitica, misurante all`esterno m. 11,60 di fronte, e all`interno m. 8,50 x 8, un vano, cioè, della superficie utile di almeno 68 mq. Qui Paolo Orsi trovò le testimonianze di una fonderia di bronzi, rappresentate da una zona carboniosa, da frammenti di strumenti di bronzo destinati ad essere rifusi e di forme per la fusione.
Sul lato lungo occidentale del palazzo, abbiamo la successione di tre vani perfettamente identici fra loro, tutti misuranti all`interno m. 5,50 x 5,80 e tutti e tre aprentisi all`esterno, con una porta sempre di dimensioni identiche (luce m. 1,40) al centro della parete. L`edificio continuava ancora a Nord Ovest con altri due vani. Questa parte del palazzo è la meno conservata e la più lacunosa. Vi potevano essere anche altri due vani, anche se di essi rimangono solo lievi tracce. Solo la parte meridionale del palazzo può essere considerata un alloggio in senso moderno della parola. E` cioè costituita da vari ambienti, tutti comunicanti attraverso il corridoio e quindi di uso differenziato fra loro. I quattro vani costituenti il corpo quadrato settentrionale, non erano, invece, fra loro in comunicazione e si aprivano solo verso l`esterno. E` possibile che fossero quindi dei depositi o magazzini per la conservazione delle provviste.
La regolarità della pianta, la quasi assoluta identità di misure di diversi vani, l`uniformità della struttura muraria indicano che ci troviamo di fronte ad una struttura tutt`altro che primitiva, opera evidentemente di tecnici esperti. Sembra assai verosimile l`ipotesi, formulata da Paolo Orsi, che la costruzione sia dovuta ad artefici venuti dall`oriente miceneo, al soldo del principe locale.
Oggi l`Anaktoron ci appare inserito in un vasto complesso di sistemazioni monumentali di cui esso rappresenta senza dubbio l`elemento essenziale e che probabilmente sono subordinate ad esso. Infatti, a seguito degli scavi eseguiti da Luigi Bernabò Brea dal 1962 al 1971, sono venute alla luce grandiose strutture monumentali come i muraglioni sbarranti il pendio sottostante l`Anaktoton.