Fra i monti Iblei, adagiato sul colle Aita (m. 438 s.l.m.) e circondato da profonde vallate, si trova
Sortino. Nel territorio insistono la valle dell'Anapo e del Calcinara e la
necropoli di Pantalica (sec. XIII - VIII a.C.).
L'antico centro, abitato da più di 5000 persone, sorgeva nella valle del fiume Ciccio.
Il terremoto del 1693 distrusse totalmente il sito antico. Il castello non esiste più le notizie sulla sua consistenza sono assai scarse e frammentarie. Tuttavia pare certo che il casale di Sortino risalga all’età normanna, voluto da Ruggero II,come nucleo abitativo che si sviluppava sulla fiancata Sud del monte Aita.
Nel 1391 la regina Maria conferma (2 novembre) a Perrello di Modica il dominio e possessione della terra e castello di Sortino e di tutti i suoi beni patrimoniali. In seguito nel 1396 il re Martino e la regina Maria aggregano il castello e la terra di Sortino, la terra e il castello di Ferla, il castello e il feudo di monte Climiti alla contea di Augusta in favore di Guglielmo Raimondo Moncada.
L'otto giugno del 1398 il re Martino e la regina Maria concedono a Francesco Zangariga e ai suoi eredi per titolo renumerativo castrum et terram praedictam Xiurtini cum omnibus vassallaggis.
Successivamente nel 1477 la terra ed il castello di Sortino furono acquistati da Guidone Gaetani, e da qui inizia il possesso dei Gaetani e la trasformazione del castello da fortezza in residenza dove dimoravano il marchese, la sua famiglia e la servitù.
I Gaetani passarono da Pisa in Sicilia nel corso del XV sec., pare chiamati da Alfonso D’Aragona, per il quale occuparono importanti cariche consolidando un’imponente fortuna. Nel giro di poche generazioni concentrarono la loro attenzione sulla terra di Sortino e quella di Cassaro, adottando un’ambiziosa politica, offerta anche dalle condizioni favorevoli del territorio. Grazie alla presenza nel feudo delle sorgenti più importanti della Valle dell’Anapo, e di antichi acquedotti ebbero il possesso e il controllo quasi totale dell’acqua, utilizzata sia ai fini agricoli che industriali. Agli inizi del XVII sec. I Gaetani ottennero il riconoscimento regio del titolo di marchesi di Sortino e poco dopo di principi di Cassaro.
Dopo il grande sisma del 1693 che distrusse totalmente il paese, già danneggiato precedentemente da analogo terremoto nel 1542, furono ancora una volta i Gaetani ad adoperarsi come già nel 1542 per la ricostruzione, stanziando le ingenti somme necessarie e si adoperarono alla costruzione di un nuovo palazzo nobiliare, che potesse sostituire il castello.
La nuova dimora dei Gaetani non fu realizzata più alla tradizionale maniera, ma fu edificato un palazzo vero e proprio, costruito nel contesto urbano della nuova Sortino, in contrada Moncaita.
Oggi non esiste alcuna traccia di questo palazzo, abbandonato all’incuria fin dal 1812 anno dell’abolizione della feudalità in Sicilia, demolito nel 1910, per farne un edificio scolastico (scuola elementare).
Lo storico castello aveva una forma quadrangolare, con un piano terrano, un primo piano ed un ammezzato, il tutto affiancato a sinistra da una poderosa torre quadrangolare portata, finestrata e merlata alla guelfa; l’uno e l’altro protetti da un antistante muro di cinta a sinusoide. Ad una certa distanza dal castello si ergeva, poi, una torre di minore dimensione, utile al controllo militare e dell’ordine pubblico.
Ci rimangono pochissime testimonianze soprattutto archivistiche, e una raffigurazione pittorica, un grande dipinto ad olio su tela conservato ed esposto nella sagrestia della Chiesa di Santa Sofia, con l’iscrizione sopra cielo dentro un cartiglio bianco “Sortino patria antica, distrutta nel anno 1693 per vehementissimi terremoti a 9 e 11 Gennaro”.
Di recente a Sortino si è rinnovata l’attenzione per l’antico castello e sono stati completati i lavori per il recupero dallo stato di abbandono della comunemente detta villa delle rose, facente parte, prima del terremoto del 1693 del piano del castello.