La Torre di Federico II rappresenta, assieme al maestoso Castello di Lombardia, il maggiore simbolo architettonico della città di Enna, nonché il suo più imponente baluardo militare dell'età medievale. Essa fa parte del complesso militare chiamato Castello Vecchio, di cui oggi si hanno alcuni resti.
Le origini contese
La Torre di Federico II, uno dei maggiori monumenti federiciani conservatisi nel nostro Paese, secondo tradizione fu un'opera di Riccardo da Lentini e residenza estiva dell'imperatore svevo, prediletta dal sovrano durante le sue permanenze in Sicilia.
Le sue origini, secondo recenti studi, risalgono alla metà del XIII secolo, ovvero all'età manfrediana, fattore quest'ultimo che avvalora la tesi che a volerla e ad abitarvi fu il Federico svevo piuttosto che l'omonimo aragonese.
Altro argomento a sostegno dell'origine sveva del monumento è l'inconfondibile impianto geometrico che caratterizza gli altri castelli di Federico II di Svevia, di cui la Torre di Enna è un mirabile esempio a detta di numerosi esperti.
Il valore geotedico
La Torre di Federico, svettante com'è in cima a un dosso verdeggiante sull'altopiano della città di Enna, a oltre 950 m d'altitudine e a poche centinaia di metri dal centro geografico esatto della Sicilia, ha rivestito in passato una funzione di primissimo piano come punto di riferimento geotedico per tutta l'Isola.
Fonti storiche accertano che gli antichi astronomi abbiano disegnato proprio dalla cima della Torre ennese il sistema viario siciliano nonché la suddivisione amministrativa vigente nel medioevo, nelle tre "valli".
Un altro aspetto carico di significato simbolico che aleggia sulla severa struttura, riguarda la disposizione delle sue feritoie, che, assumendo un tracciato a croce latina, rappresenterebbero ciascuna antichi castelli e rovine della Sicilia.
Né è casuale la forma ottagonale, cioè derivante dalla rotazione di un quadrato che, appunto, rappresenta la rosa dei venti.
L'Antico ruolo
Nel Medioevo la Torre di Federico rappresentava, assieme al Castello di Lombardia, il maggiore baluardo difensivo dell'allora Castrogiovanni, città che, grazie all'antichissima fortezza erettavi tremila anni orsono dai Sicani, l'attuale Castello, fu definita dai Romani l' Urbs Inexpugnabilis.
Sia il Castello che la Torre erano le "vedette" l'uno del settore orientale della mitica città imprendibile dell'epoca, l'altra di quello occidentale, all'epoca disabitato.
A collegarli fu attiva per lunghi secoli una suggestiva galleria scavata nella roccia sotto la città, che, avendo ingresso (oggi chiuso per ragioni di sicurezza) al Castello di Lombardia, sbuca sul dosso sul quale si eleva la Torre: una funzione militare d'indiscutibile rilievo, cui subentrò, nel 1943, quella di rifugio ideale e al limite del leggendario per il popolo ennese che cercava rifugio dai bombardamenti alleati.
Ma la Torre era soprattutto una residenza estiva per l'imperatore, che ivi convocò il primo Parlamento Siciliano, evento replicato nel '400, due secoli più tardi.