Si trova in piazza Garibaldi e ci viene descritta da Goethe nel suo Viaggio in Italia. Eretta nel 1715 dall'eccentrico principe di Gravina, che fece collocare sul muro di cinta, figure grottesche: nani con visi contorti, cani con teste di cigno e musicanti con strumenti surreali. Di notevoli dimensioni, ha pianta ellittica e una scenografica disposizione architettonnica, movimentata dalla presenza di balconi e scale.
Al primo piano è un vestibolo ellittico, affrescato con le Fatiche di Ercole; sono presenti illusioni ottiche nella sala degli specchi, il cui soffitto è quasi interamente ricoperto di specchi con angoli di inclinazione diversi, mentre nelle pareti si alternano, in modo quasi impercettibile, marmo e vetro dipinto.
Purtroppo anche questa settecentesca anticipazione del surrealismo è stata guastata da alcune moderne costruzioni che si vedono emergere al di là del recinto e che lo stringono da presso. Anche il lunghissimo viale cadenzato da esedre, che iniziava all'altezza di corso Butera (dove esiste ancora isolato, il portale d'ingresso tra due figure mostruose) è stato assorbito nella disordinata espansione urbanistica e trasformato in una strada cittadina (via Palagonia).