Nei periodi più antichi la denominazione assunta era quella di “Bongerbino”. Si alzava al di sopra dell’omonimo capo, alla punta nord della costiera dell’Aspra, e dalla sua eminente posizione aveva buona corrispondenza con le torri Zafferana e Acqua dei Corsari. Anche quest’ultima torre senatoria palermitana, dovette avere vita parallela a torre Zaffarana, se nelle due lettere di Vega già citate si parla delle torri che “si fabricano in lo capo di Bongerbino et […] di Zafarano”.
Doveva però trattarsi (e questo vale anche per Zaffarana) di semplici riparazioni se la torre è già considerata in esercizio in un documento del 1549.
In un’altra lettera del gennaio 1550 lo stesso vicerè accenna a questa e ad altre torri senatorie, “havendosi per molte vie [saputo] del preparativo della armata che have fatto il Corsale Dragutte rays, sicché ordina di far la guardia, tanto de notte come de giorno […] che conviene con signale de foco la notte et de giorno di fumo quando se scuopessere vele de remo”.
Di essa il Villabianca scrive: “Torre di guardia sul capo alzata detto Mongerbino, che sporge nei mari del littorale della baronia di Solanto. Tiene ella di Mongerbino sua appellazione perchè edificata a piè del monte Gerbino e nel Capo di Marina di esso Monte, come sopra, tra le torri dell’Acqua dei Corsari del Capo di Zaffarana in distanza che più che otto miglia dalla città di Palermo. E’ una delle torri senatorie di detta città”.
Fino a pochi anni fa la torre era ancora al suo posto, secondo il ricordo di chi ne riferisce. Oggi è misteriosamente scomparsa nel vortice costruttivo di un ristorante.