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Agrigento - Tempio di Esculapio

Asclepio, il dio greco della medicina chiamato dai Romani Esculapio, era venerato ad Akragas in una grande area sacra (metà IV-II sec. a.C.) comprendente diversi edifici per il culto e lo svolgimento dei rituali terapeutici, così; come era consuetudine anche nelle altre località del Mediterraneo poiché i devoti che vi affluivano erano soprattutto ammalati.

Secondo un'ipotetica ricostruzione, i pellegrini che giungevano nel santuario agrigentino sistemavano i carri e le bestie con cui erano arrivati e acquistavano gli ex-voto fabbricati sul posto nelle strutture del complesso di Nord-Est e quindi iniziavano l'itinerario cultuale e terapeutico con riti di purificazione presso la fontana. Il percorso continuava con offerte di ex-voto nei pozzetti e nel tempietto (sacello) composto da due vani - pronao e cella con teca centrale (thesauros) - e poi con la visita degli altri edifici.

Il tempio é di stile dorico, suddiviso all'interno in un atrio di ingresso (pronao) preceduto da due colonne e in un vano rettangolare (cella) la cui parete posteriore é caratterizzata esternamente da due mezze colonne scanalate; ai lati della porta della cella, le scale di accesso al tetto decorato da gronde a teste di leone. Negli edifici porticati sui lati ovest e nord del santuario si trovavano ambienti di soggiorno e sale di cura; nel portico di Nord-Ovest é stato individuato il vano chiamato abaton dove si svolgeva il rito dell'incubazione. Tale rituale consisteva nel dormire nell'abaton attendendo, durante il sogno, la visione del dio che suggeriva un rimedio curativo o procurava una guarigione miracolosa. Dinnanzi al portico la presenza di una grande cisterna e di un recinto con altare indica lo svolgimento di altre cerimonie sacre. Nello spazio libero tra i diversi edifici si é ipotizzata, a seguito di studi sui pollini prelevati durante gli scavi archeologici, l'esistenza di un boschetto di querce e olivi recentemente piantati a cura del Parco (POR 2000-2006).

Tra gli ex-voto rinvenuti vi sono i "votivi anatomici" in terracotta, tipici del culto di Asclepio, che rappresentano in scala ridotta parti del corpo umano dedicate al dio come ringraziamento o preghiera per una guarigione ottenuta o richiesta. Numerosi restauri sono stati eseguiti a partire dal 1926, quando, su iniziativa del capitano inglese Alexander Hardcastle e di Pirro Marconi, fu demolita la casa colonica fondata sopra il tempio, sino agli ultimi interventi di tipo statico e conservativo delle superfici lapidee effettuati dal Parco (POR Sicilia 2000-2006).
 
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