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Agrigento - Stazione

Piazza Marconi, benché abbia assunto tale denominazione sin dal 1939, rimane ancora oggi conosciuta come piazza Stazione, perché vi sorge la Stazione Centrale con la sua sobria ed elegante facciata. Piazza e Stazione furono costruite agli inizi del Novecento in epoca fascista, quando l'amministrazione comunale dell'allora Girgenti ritenne che la città, per essere all'altezza dei nuovi tempi, dovesse avere una stazione all'interno dell'area urbana , benché già ne avesse una nella periferia nord. L'incarico di costruire la Stazione Centrale fu dato all'ing. Ferrini e non fu lavoro facile, perché dove oggi c'è la piazza, allora il terreno presentava forti dislivelli, retaggio del cosiddetto Taglio di Empedocle o della Nave, che si apriva tra la Rupe Atenea ad est ed il Colle di Girgenti ad ovest. Per realizzare a tutti i costi la Stazione Centrale non ci si fece scrupolo di abbattere quattro torri quadrate medievali e relativi tratti di mura, che costituivano un'importantissima testimonianza delle opere di difesa della città normanna. A porre la prima pietra della Stazione fu lo stesso Benito Mussolini, che era sbarcato a Porto Empedocle a bordo dell'incrociatore Caio Duilio il 9 maggio 1924. L'inaugurazione avvenne con grandi trionfalismi il 20 ottobre 1933 alla presenza del Ministro delle Comunicazioni, on.le Romano Segretario e con la benedizione del Vescovo Peruzzo. Quando Benito Mussolini ritornò nella nostra città il 15 agosto 1937, questa volta per ferrovia, si dice che non sia rimasto soddisfatto dell'opera, giacché il progettista, per salvaguardare il Pastificio Piedigrotta, unica vera industria cittadina, aveva creato un tracciato terminale tutto curve. La Stazione Centrale con tutte le sue infrastrutture fu costruita su terreni del marchese Contarini, coltivati ad orti. Prima della realizzazione della piazza, l'area, bonificata e attrezzata a verde pubblico, faceva parte della VILLA PICCOLA, che si articolava su tre livelli, di cui quello più basso si trovava sotto l'attuale via Acrone.
Racconta Michele Caruso Lanza: "Nel ripiano più basso c'era una fontanella in marmo addossata ad un vecchio fabbricato... Il ripiano superiore a quello era composto da uno spiazzo largo, ma più specialmente lungo, sormontato da un vialetto ad angolo ottuso, munito di un unico sedile di 200 o 250 m. La spalliera di quel sedile tratteneva una grande scarpata di terra coperta da quella pianta grassa, che chiamiamo garofano turco. Quella scarpata veniva a finire più oltre ancora del crocevia, formato oggi dai quattro giardinetti pubblici. Dal secondo richiamo per andare su, si batteva un viale molto ripido, che volgeva a man destra, conducendo ad una terza aiuola di forma quadrata, meglio coltivata delle altre, la quale veniva a giacere verso il sito dell'attuale Archivio Notarile, però sottostante al relativo livello almeno 10 o 12 m... ". Questa villa, il cui ingresso era vicino alla chiesa di S. Calogero, era stata realizzata per iniziativa del colonnello Flores nel 1850. La parte superiore venne ricoperta di sterri nel 1864, per ampliare il piano stradale.
 
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