Posta nella parte alta della
città, anch’essa in posizione scenografica, al termine di una imponente scalinata, la Chiesa di San Giovanni Evangelista conclude l’itinerario architettonico della città. La chiesa è di fondazione medievale ed è citata dallo storico modicano Placido Carrafa nel sesto decennio del Seicento come chiesa filiale della
Chiesa Madre di San Giorgio.
L’attuale impianto basilicale, a tre navate, suddivise da pilastri e con tre absidi, è il risultato di varie fasi costruttive durante i secoli XVIII e XIX, dopo il terremoto che la danneggiò notevolmente. La ricostruzione avvenne a partire dal 1695 su progetto dell’architetto modicano don Silvestro Callisti. Una seconda fase edilizia si registra negli ultimi quattro decenni del Settecento. Negli anni ’70 si lavora per la realizzazione di capitelli e intagli e per la copertura della navata maggiore del transetto e dell’abside. La fisionomia dell’interno non risulta unitaria per la realizzazione di cappelle, decorazioni in stucco e pittoriche eseguite in diversi momenti. Interessante risulta l’altare di San Giovanni Evangelista, nell’ala sinistra del transetto, un’opera in cui, felicemente, si coniugano la tradizione rococò e l’eclettismo dei primi del Novecento. Il risultato è pregevole per la complessa ma, allo stesso tempo, lieve eleganza nell’accentuazione dei ritmi curvilinei delle colonne tortili, dei timpani spezzati, delle sculture in stucco, del paliotto ligneo in cui è rappresentata l’Ultima Cena tra le figure allegoriche della Speranza e della Fede, dentro una cornice a motivi fogliacei e teste di cherubini.
Per la realizzazione o il completamento di questo altare risulta la presenza di Sebastiano Giuliano, un bravo artista stuccatore di
Palazzolo Acreide attivo a cavallo del 1900,che, a
Modica, era intervenuto anche per gli stucchi del transetto della
chiesa di San Giorgio, un artista che risente, nella raffinatezza delle esili figure di angeli, delle contemporanee tendenze simboliste della pittura internazionale.
L’attuale facciata fu progettata nel 1892 da Salvatore Rizza, un ingegnere di
Avola attivo nella sua città e nella parte sud-orientale della Sicilia. Il disegno inedito del prospetto è conservato in sagrestia. L’eleganza del prospetto di San Giovanni era stata notata dal Blunt, uno dei massimi studiosi di architettura, che lo citava come “un esempio significativo di quanto uno stile essenzialmente settecentesco avesse potuto durare a lungo con autentica vitalità”.
Si tratta di un prospetto a due ordini con il partito centrale leggermente concavo, reso plastico dal ritmo combinato di sei colonne a fusto libero e lesene aggettanti nel primo ordine e di quattro colonne nel secondo ordine, il tutto coronato da un doppio timpano (uno triangolare e uno semicircolare) spezzato. Un’opera nella continuità stilistica della cultura tardobarocca impaginata secondo il contemporaneo gusto accademico neoclassico.