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  Marsala - Museo degli Arazzi
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    Marsala - Museo degli Arazzi

    Marsala è tappa fondamentale per chi vuole conoscere l'arte e la cultura della Sicilia. Ospita una serie di bellissimi arazzi fiamminghi (n°8) che raffigurano la Guerra Giudaica; l'esposizione è allestita in uno spazio del centro storico, il Museo degli Arazzi, sito a ridosso della Chiesa Madre.

    Gli Arazzi risalenti al XVI° sec., periodo d'oro della manifattura fiamminga, dal 1656 al 1892 erano stati collocati proprio all'interno della chiesa in corrispondenza dell'abside. Spostati per timore di crolli nel 1892, essi sono oggi distribuiti nei cinque vani dello spazio del museo che si sviluppa su tre livelli e la cui complessa articolazione è la conseguanza dell'unione di due edifici storici.


    - La provenienza degli arazzi è incerta; è documentato, che essi pervennero a Marsala in seguito ad una donazione che Mons. Antonio Lombardo, canonico della cattedrale di Mazara, arciprete di Marsala, insignito successivamente di alte cariche ed onorificenze, vicino ai reali di Spagna e protetto del cardinale Alessandro Farnese, fece nel 1589 alla chiesa madre della cittadina.
    - Probabimente Monsignore Lombardo, che disponeva di ingenti risorse economiche, acquistò gli arazzi a Messina, città la cui posizione sul mare non solo favoriva la circolazione della cultura, così come avveniva a Palermo e a Catania, ma determinava fecondi scambi commerciali con i paesi europei, tra cui i Paesi Bassi e le Fiandre.

    - In particolare tra il XV° ed il XVI° sec. fù particolarmente florido in tutta Europa, il mercato della seta grazie anche allo sviluppo dell'industria tessile; ciò favorì l'affermarsi ed il diffondersi dell'arte arazziera, derivata probabilmente dalla tessitura dei tappeti delle regioni orientali e per la quale vennero privilegiati soggetti mitologici, religiosi e storici.

    Quella degli arazzi fù una produzione artistica di pregio che richiedeva un alto livello di specializzazione. La buona lavorazione e la riuscita dell'opera dipendevano dalla maestria non solo del cartonista, che preparava i disegni, ma soprattutto degli arazzieri ai quali era affidata la realizzazione e i quali dovevano perciò rendere al meglio le scene progettate attraverso il giusto equilibrio delle proporzioni, il corretto uso dei colori, la cura del dettaglio.

    I materiali utilizzati erano pregiati, comprendevano il lino, la lana, la canapa, il cotone, la seta ed a volte anche l'oro e l'argento. L'intreccio dei fili colorati tessuti dava vita alle immagini.


    Gli arazzi di Marsala, risalenti al 1570, provengono da Bruxelles come si evince dalle due B riportate sulla cimasa; il cartonista fu Pieter de Kempeneer, direttore dell'arezzeria di Bruxelles dal 1563 al 1580, mentre gli arazzieri furono probabilmente Cornelius T'Seraets o Cornelius Tons; quest'ultima ipotesi deriva dalla presenza sugli arazzi stessi di una sigla che riporta una T sovrapposta ad una C.

    Le opere, sottoposte tra il 1965 ed il 1979 ad un intervento di restauro scientifico eseguito a Firenze, sono in buone condizioni, sia per la trama, composta di lana e seta, che per la freschezza dei colori. Soltanto un arazzo, il settimo, presenta i segni evidenti di un restauro precedente ai suddetti, eseguito con poca maestria. Le scene, tratte dalla guerra tra Romani e Giudei del 66 d. C, rappresentano uno dei temi più sfruttati nell'iconografia del '400. La fonte culturale è "La guerra giudaica" di Giuseppe Flavio, sacerdote, veggente, stratega.

    - Le scene, però, si prestano ad un'interpretazione di tipo allegorico secondo la quale gli episodi narrati si riferirebbero piuttosto alla lotta di religione condotta dai reali di Spagna, Carlo V e Filippo II contro i protestanti dei Paesi Bassi, Fiamminghi e Germanici, lotta che affermò il trionfo della religione cattolica. Infatti, in molti casi, l'iconografia non rispetta la cultura ebraica e romana di quell'epoca e i costumi, i riferimenti, gli oggetti sono riconducibili piuttosto al periodo di realizzazione.

    Tutti gli arazzi presentano un primo piano ed uno sfondo, corrispondenti rispettivamente all'episodio principale, ed ai suoi sprotagonisti, e ad una sequenza di piani prospettici che narrano altri eventi in successione; in tutti,inoltre, sono dettagliatamente illustrati i paesaggi. Gli arazzi sono di notevoli dimensioni e sono tutti rifiniti da una cimasa con decorazioni di fiori e di frutta, con figure antropomorfe, tutte caratterizzate da una particolare cura dei dettagli e da una notevole ricchezza cromatica.

    - Analoga ricchezza ed altissimo livello di definizione sono applicati nella resa dei costumi dei personaggi, nella rappresentazione degli oggetti, dei tesori, delle espressioni e degli elementi naturali. Ne deriva un effetto di tridimensionalità.

    Il primo arazzo narra in primo piano la cattura di Giuseppe Flavio, condotto fuori da una grotta dai tribuni Paolino e Gallicano e da Nicanore, messo di Vespasiano, mentre sullo sfondo Giuseppe è condotto all'accampamento di Vespasiano; il secondo arazzo rappresenta Agrippa e i tiberiesi supplici da Vespasiano e, sullo sfondo, il saccheggio contro i soldati romani e la cittadella di Tiberiade; nel terzo troviamo l'incoronazione di Vespasiano ad imperatore e, sullo sfondo, gruppi di soldati; nel quarto, C. Licinio Muciano, governatore della Siria, è in ginocchio davanti a Vespasiano e, sullo sfondo, campeggia la fortezza di Muciano; il quinto rappresenta la liberazione di Giuseppe avvenuta al cospetto di Vespasiano; nel sesto l'ebreo Gionata uccide Pudente, soldato romano ed è a sua volta ucciso da Prisco, sul fondo vi sono guerrieri ed una battaglia navale; nel settimo Tito riceve gli oggetti sacri richiesti a Gesù di Thebuthi per salvargli la vita; infine, nell'ottavo, Tito celebra il sacrificio per la vittoria.
     
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