Quando nel IX secolo arrivarono gli arabi in Sicilia, sul colle castello si doveva già trovare una fortezza bizantina, infatti le mura del castello sono tipiche delle costruzioni bizantine, così come la galleria scavata sotto il castello, costruita con i mattoni di argilla cotti alla maniera dell’architettura tardo romana, la galleria metteva in comunicazione il castello con i cunicoli sottostanti che si dipanano per l’intero abitato. La fortezza, probabilmente fu rasa al suolo dagli arabi dopo la morte del loro capo e, solo dopo un lungo silenzio, precisamente nel 1269 Licodia viene nuovamente menzionata come “Castrum di Licodiae”. Quando a seguito di Carlo I d’Angiò vennero in Sicilia molti signori francesi il re assegnò loro castelli, feudi e cariche dello Stato. Il Castello di Licodia fu assegnato a Bertrando Artus, prima nominato amministratore e, in seguito dopo varie vicende, feudatario. Verso la fine del 1282 il Castello passa nelle mani degli Aragonesi per poi passare negli anni successivi nuovamente agli Angioini che lo concedono ad Ugolino da Callaro con le terre di Licodia per i meriti conseguiti durante la riconquista angioina. Negli anni successivi, furono i Filangeri ad avere il possesso del Castello dove, vi apportarono modifiche e migliorie negli anni della loro signoria. Nel 1393, il Camerlengo di origine catalana Ughetto Santapau venuto al seguito di re Martino ebbe in feudo il Castello di Licodia che, rimase alla famiglia Santapau fino al 1610, anno in cui viene nominato marchese Vincenzo Ruffo, figlio di Camilla Santapau e Muzio Ruffo, questi ultimi sepolti nella chiesa dei Cappuccini a Licodia Eubea. La famiglia Ruffo fu proprietaria del Castello fino al 1812 anno in cui fu abolito il feudalesimo. Dopo la distruzione del terremoto del 1693, rimangono solo i ruderi di un glorioso passato che attendono, solitari e silenziosi, il momento in cui potranno narrarci la magnificenza e la storia del loro passato.