Ubicato a Sud del paese di
Randazzo, sul versante nord-ovest dell'Etna, è l'unico esempio in Europa di lago di sbarramento lavico originatosi in seguito all'ostruzione di una parte della valle sottostante, avvenuta ad opera di una colata del 1536, che ha determinato, a monte della parte ostruita, l'accumulo delle acque del fiume Flascio.
Il “Lago” si trova in territorio di Randazzo, come già espresso dal Recupero, sorge a 835 m s.l. del mare su una depressione argillosa che raccoglie le acque piovane e soprattutto quelle del fiume Flascio, ha una superficie di circa 800 mq. con un circuito molto irregolare di circa 6 Km e con una area di impluvio di circa 52 Kmq.
Le acque di un bacino così vasto non possono essere smaltite per semplice evaporazione, per cui non avendo il “Lago” emissari esterni superficiali si deve per forza pensare a sfoghi sotterranei che peraltro esistono e diventano abbastanza visibili in piena estate, quando la cavità perde tutta l’acqua e lascia intravedere sul fondale buche e piccoli crepacci che servono ad assorbire l’acqua che si raccoglie soprattutto con le piene invernali e primaverili del fiume Flascio.
Il "Lago" raggiunge in media i 3 o 4 m di profondità, per cui il suo stato idrografico dipende essenzialmente dal rapporto tra la quantità d’acqua recata dal Flascio e dagli altri torrentelli laterali e quella assorbita dalle buche e fessure del suo fondo. Tali aspetti del "lago" sono molto analoghi alle depressioni, coperte spesso da fanchiglia e argille, del Carso e delle montagne delle vicine Slovenia e Serbia, dove però alle inondazioni esterne si sostituiscono spesso sorgenti sotterranee (Cfr. O. Marinelli, Alcune particolarità morfologiche della regione circumetnea, Riv. Geog. Ital., 1896). Sino alla fine del secolo scorso la vita di questa massa d’acqua si era svolta secondo le ferre leggi della natura, per cui si avevano le piene invernali e primaverili con gravi danni per le colture vicine a causa dei continui travasi d’acqua e le secche estive, quando l’estensione lacustre veniva sfruttata come zona da pascolo molto ricercata per la sua erba grassa e ricca d’acqua.
Agli inizi del nostro secolo si tentò di ridurre l’area umida con lavori di prosciugamento e di bonifica che tutto sommato non attecchirono e quindi non ne alterarono la superficie, sino ad alcuni decenni fa quando l’impianto di aree vignate nella parte Nord mise in serio pericolo la vita di tutta quella zona lacustre. Per fortuna in tempi recenti la zona interessata è stata inserita nel perimetro del Parco dell’
Etna, per cui oggi può godere di tutta la protezione per preservarsi al meglio per le prossime generazioni. Non si parla di cure particolari poiché queste ultime consistono e si limitano solo a profonde falciature delle alte erbe che circondano il “Lago e che vengono effettuate dagli agenti del Corpo Forestale in determinati periodi dell’anno. Oggi il “Lago” presenta parecchi endemismi vegetali molto importanti che meritano l’attenzione di tutti perché possano conservarsi e riprodursi nel miglior modo possibile in quel piccolo ecosistema che comprende acqua, piante, insetti e fauna soprattutto avicola. Tra le piante ricordiamo il ranuncolo, le margheritine molto ambientate nel sito, i salici, i giunchi ed altre erbe di diversa altezza che vivono la loro esistenza lungo l’arco delle diverse stagioni. Sono presenti in buon numero anche rosacee, trifogli e garofani d’acqua.
Il lato Ovest del “Lago” è coperto da folti saliceti che con la loro intricata vegetazione impediscono il passaggio diretto ai molti visitatori che in primavera non mancano di certo perché attratti soprattutto dalla stupenda fioritura di queste piante legate all’acqua.
In conclusione possiamo ben dire che il “Lago” Gurrida, dal punto di vista botanico presenta numerose piante rare che difficilmente si trovano in altre aree della Sicilia, se escludiamo alcune zone umide dei vicini Nebrodi e qualche sito delle Madonie. Dal punto di vista faunistico il “Lago” non ha molta importanza ma si presenta come un ottimo punto stagionale di appoggio per numerose specie di uccelli come aironi ed anitre che si fermano colà durante le loro migrazioni e che spesso nidificano nei suoi dintorni. Per tutte queste particolarità, l’area lacustre della Gurrida merita di essere conservata e possibilmente valorizzata con tutte le sue essenze vegetali, con la sua fauna e con gli aspetti idrografici e paesaggistici. L'area, unica zona umida del vulcano, costituisce un ambiente di particolare bellezza per la morfologia delle lave e rappresenta lo spartiacque tra il torrente della Saracena, da una parte, e il fiume Alcantara, dall'altra. Tra i due corsi ve n'è un terzo, il Flascio che alimenta stagionalmente il lago Gurrida, secco per quasi tutto il periodo estivo.
Inserito nell'itinerario di un sentiero natura realizzato dall'Ente Parco dell'
Etna, che ha inizio da un ponte in legno che attraversa un vigneto sommerso nei mesi invernali, il lago presenta una grossa ricchezza faunistica e floristica, prospera soprattutto nel periodo invernale e primaverile.
Per quanto riguarda la fauna, il lago Gurrida, essendo l’unica distesa d’acqua della zona montana dell’
Etna, è particolarmente rinomato, poiché consente la sosta di oltre 150 specie di uccelli, migratori e non.
Fra di essi si riscontrano l’anatra moretta (Aythya nyroca), chiamata "carbunaru" in dialetto, il falco cuculo (Falco vespertinus), che effettua in gruppo dei voli acrobatici quando caccia gli insetti, il tuffetto (Tachybaptus ruficollis), che si tuffa ripetutamente nelle acque del lago, la ballerina gialla (Motacilla cinerea), detta in dialetto "tremacuda", e l’averla capirossa (Lanius senator), chiamata localmente "bellaronna", grazie al colore delicato del suo piumaggio. Inoltre, sulle acque del lago, si possono osservare l’airone cenerino, il germano reale, le garzette, e le folaghe, che giungono in autunno per poi spostarsi verso le località di svernamento in Africa. È presente anche l’airone rosso, che si ferma in particolar modo lungo i canali di drenaggio per catturare gli anfibi e i pesci di cui si nutre. Il maggior numero di uccelli si osserva in inverno e in primavera: anatre fra cui i codoni, i fischioni, le marzaiole, e le morette, in livrea nuziale, cercano i germogli delle piante sommerse di cui si nutrono. Le pavoncelle cercano il cibo sui prati umidi, mentre i pivieri, i beccaccini, le pettegole, i combattenti e i piovanelli sorvolano l’acqua poco profonda alla ricerca del cibo. Infine, si osservano specie ittiofaghe quali il cormorano (Phalacrocorax carbo), la cicogna bianca (Ciconia ciconia), la cicogna nera (Ciconia nigra) ed il falco pescatore (Pandion haliaetus), che si nutrono dei pesci (tinche, carpe, gambusie, ecc.) introdotti da alcuni anni nelle acque del lago.
In prossimità del lago sono stati realizzati diversi punti di osservazione, oltre a sentieri che permettono una visita agevole anche ai disabili.