È un centro agricolo posto nella valle del fiume Platani nel bacino del torrente Salito affluente del Platani. L’abitato è addossato al monte San Paolino. Fu abitato fin dall’epoca preistorica da popolazioni indigene, come risulta dalle numerose grotte sparse in tutto il territorio. Il centro fu in seguito ellenizzato dai greci di Gela e di Agrigento che, nelle loro mire espansionistiche, raggiunsero i territori interni. In contrada Raffi sono stati scoperti importanti gruppi di tombe e ruderi preistorici. Nei pressi della necropoli sono visibili ruderi appartenenti ad abitazioni del periodo greco-romano. Nel museo di Palermo sono conservati diversi vasi e una piccola anfora di vetro azzurrato appartenente al basso impero romano. Il toponimo, come affermano alcuni studiosi, deriverebbe dal greco Sotèr e significherebbe il Salvatore perché in quel luogo alcuni fuoriusciti greci vi trovarono la salvezza. Con l’arrivo dei Bizantini, che costruirono sulla vetta del monte San Paolino una fortezza imponente, il luogo acquistò un’importanza militare e strategica di tutto rispetto anche nei secoli successivi. Durante l’invasione araba Sutera oppose una strenua resistenza e i musulmani dovettero combattere a lungo per poterla sconfiggere e assoggettare. Con la dominazione araba il paese cominciò ad espandersi. A testimonianza del loro governo i conquistatori lasciarono una moschea di cui sono rimaste soltanto le tracce e il quartiere Rabato di struttura chiaramente araba. All’arrivo dei Normanni, dopo una strenua difesa, i musulmani si arresero spontaneamente e il Gran Conte Ruggero lasciò loro Sutera come bene allodiale. Durante la dominazione normanna di Sutera si hanno poche notizie attendibili; si sa per certo che i suoi cittadini dovevano versare le decime alla diocesi di Agrigento a cui la chiesa locale apparteneva. Un ruolo molto importante ebbe invece durante la guerra del Vespro che spinse i siciliani, stanchi del loro malgoverno, a cacciare dall’isola gli Angioini. Nella sua fortezza fu tenuto prigioniero il principe di Taranto, Filippo. Nel 1325 Federico li d’Aragona concesse la terra di Sutera a Ruggero di Scandolfo che la tenne fino alla morte. Non avendo lasciato eredi diretti, dopo la sua scomparsa nel 1366, con privilegio reale, Sutera fu concessa a Giovanni Chiaramonte, i cui eredi tennero la terra di Sutera e gli altri possedimenti fino a quando Andrea fu impiccato per avere capeggiato i baroni siciliani contro re Martino e la regina Maria. Sutera dopo essere stata confiscata ai Chiaramonte fu concessa a Guglielmo Raimondo Moncada al quale fu tolta nel 1397 perché anch’egli si era macchiato di tradimento. L’anno successivo la città fu dichiarata demaniale fino al 1535 anno in cui Carlo V la concesse, dietro pagamento, a Giovanni Bologna barone di Capaci. Ma i suteresi, mal sopportarono di sottomettersi ai padroni e, desiderosi di riacquistare la loro indipendenza, pagarono al Bologna il prezzo del loro riscatto. Nel 1560 la città ritornò quindi ad essere libera. Da allora fino a tutto il ‘700 Sutera visse le vicende comuni a tutti i paesi siciliani perdendo man mano la sua importanza. Molti coloni se ne allontanarono allettati dalle condizioni proposte dai baroni che andavano fondando nuovi paesi nei territori circostanti. Tuttavia a Sutera la vita verveva. Si costruirono nuove chiese e conventi e furono istituite diverse confraternite, segno evidente della profonda religiosità del popolo suterese. I moti rivoluzionari che scoppiarono in Sicilia nel 1820 e nel 1848 videro la partecipazione attiva dei cittadini. L’arrivo di Garibaldi e i suoi "Mille" fu salutato con entusiasmo e molti giovani si unirono ad essi per combattere contro i Borboni.
Motivo di incontro per i suteresi sono le feste religiose dei santi patroni: San Paolino e Sant’Onofrio che si celebrano solennemente il primo, il martedì dopo Pasqua; il secondo, la prima domenica di agosto. Molto sentite e partecipate sono anche le rappresentazioni della settimana santa e la festa di San Giuseppe.
L’agricoltura e l’allevamento del bestiame costituiscono le principali risorse dell’economia suterese. Si producono cereali, mandorle, frutta e olive. Il patrimonio zootecnico è costituito da equini, ovini, caprini e bovini.