Sorto nel Seicento, Riesi è un paese ricco di tradizioni ma che ha vissuto in passato momenti di povertà e di duro lavoro. Accanto ai solfatari che lavoravano in miniera, si ponevano anche i vasai che lavoravano l'argilla con i piedi, per fare poi grandi recipienti per l'acqua (quartare).
Ma proprio l'attività mineraria è quella che più di altre ha segnato il passato di Riesi, nel cui territorio sergevano grandi miniere dalle quali ogni giorno venivano estratte tonnellate di roccia solfifera. Dopo gli anni '50 la concorrenza americana sbaragliò la produzione solfifera della provincia Nissena per cui la stragrande maggioranza delle miniere, di li a poco, fu costretta a chiudere i battenti. Oggi gli antichi edifici nei quali un tempo lavoravano migliaia di minatori siciliani rappresentano soltanto ottimi esempi archeologico-industriali. Spentasi l'industria mineraria ai giorni nostri Riesi è una cittadina che fa dell'agricoltura la sua principale fonte di sostentamento.
Nei pressi di Riesi, verso il confine con il comune di Sommatino, sorgono gli impianti delle miniere di Trabia e Tallarita, dove in passato si estraevano fino a 10.000 tonnellate per cantiere di minerale solfifero ogni anno. Negli anni '20, nel pieno dell'attività estrattiva, queste miniere davano lavoro a poco meno di 3.000 minatori. Le miniere sfruttavano un giacimento solfifero incassato fra i sedimenti della cosidetta Formazione Gessoso-Solfifera del Miocene superiore, molto conosciuta e studiata dai geologi di tutto il mondo. Gli impianti consistevano esternamente di una torre (o castelletto) sulla quale era sistemato un argano che garantiva il movimento verticale dei vagoncini che, riempiti di minerale nei cantieri sotterranei, venivano trasportati all'esterno. Il minerale estratto veniva di seguito arricchito in stabilimenti che spesso erano attigui alla miniera, dove, all'interno di forni speciali, si procedeva alla separazione dello zolfo dalla roccia calcarea. All'interno della miniera, nelle viscere della terra, i minatori scavavano incessantemente per tutto il giorno e a causa della temperatura elevata erano costretti a lavorare praticamente nudi, con soltanto un sottile panno a coprire le parti intime. In tempi remoti le miniere di zolfo furono anche il luogo dove si consumò il dramma dello sfruttamento minorile. A farne le spese furono i cosidetti carusi, bambini che ancora in tenera età venivano impiegati nei cantieri sotterranei e costretti a trasportare sulle loro tenere spalle pesantissime gerle riempite di minerale.