Fin dalle antiche epoche storiche , e comunque a partire dal periodo greco-siracusano ellenistico, fù’ edificata, in contrada belvedere di Torrefano, una Torre di segnalazione e controllo del mare. Principalmente destinata alle comunicazioni con capo Murro di Porco (Plemmirio), e Siracusa.
La costruzione di questa torre fu’ voluta da Siracusa. Capitale del mondo ellenistico occidentale e della Magna Grecia. Dunque, in un periodo storico che ha inizio intorno al 700 a.C.. Il fano, veniva principalmente utilizzato, come guida ai naviganti che doppiavano il Pachino,ma, anche, sito di controllo e guardia del mare africano a protezione contro le incursioni puniche. Il fano ebbe le stesse funzioni nel periodo romano e bizantino.
Il transito nel promontorio era necessario per la comunicazione marittima fra la Capitale, Siracusa, e le sua colonia nel mare africano occidentale Camarina La quale fu edificata e costruita intorno al 589 a.C.
I fani ,in sistema , intesi come punti di segnalazione contro gli assalti provenienti dal mare sono quelli costruiti a partire dal periodo Normanno, Svevo e Aragonese.
Anche se, vista la sua posizione,(terza punta della Sicilia) una grande importanza strategica l’ha sempre avuto e la avrà nel tempo storico contemporaneo.(
Il Capo meridionale della nostra Sicilia protendotesi tra i mari Ionio ed Africano, formato di rocce che sporgono spiccatissime in fuori, non solamente era di timore e pericoli ai non molto esperti naviganti dei tempo dell’avventuroso Eroe Triano, ma lo è sin’oggi non ostante i progressi della nautica.
Per lo che, in previsione di sinistri incontri alle navi e di naufragi, nell’Isola delle Correnti su di apposito fabbricato ponevasi un fanale: e nel 1864 sul Cozzo Spataro, nel cui declivio al mare, a levante, vi è il villaggio di Portopalo, terminavasi la costruzione di un faro ad ecclissi col alta Torre, vasto e bello edifizio; poco dopo altro fanale a cristalli colorati rossi mettevasi sull’antico Forte dell’isoletta Capo- Passero.
E dalla Torre del faro, mercè il congegno semaforico linguaggio, collo spiegare di giorno diverse bandiere e di notte con lanternini, razzi, fuochi di Bengala, si avvertono i naviganti dell’approssimarsi della tempesta già annunziata dagli Osservatori Astronomici; ma talvolta la nave in mezzo all’accavallarsi delle onde spinte dai fieri acquiloni o venti del mezzodi’, tra il rumoreggiare della grandine, il fragore dei tuoni e il denso bujo; squarciate le vele, sgominate le antenne, già in cimento di essere ingojata nel vortice dei flutti o sbalzata o infranta incontro alle rupi, all’irradiare della luce intermittente del faro, si regge e si salva; e se purtoppo danneggiata da non poter proseguire il cammino, mediante segnali con bandiere, chiama in ajuto ed accorre barca o vapore dal lido o porto piu’ vicino, giacchè tutte le notizie dei naviganti accogliendosi dal telegrafo ad asta presso la torre, sono da ivi trasmesse per mezzo del filo elettrico anche sino alle piu’ remote regioni del mondo.