Nel XVI secolo i paesi costieri della Sicilia erano soggetti a frequenti incursioni non solo di nemici, ma anche di corsari africani. Il governo spagnolo pensò prudentemente di proteggere le coste con la costruzione di torri, disposte sul litorale in modo che dall' una si vedesse l'altra. Gli uomini destinati alla loro custodia avevano il compito di avvertire durante la notte la città più vicina accendendo tanti fuochi quante fossero le navi nemiche, o corsare, viste durante il giorno. Le varie torri comunicavano tutte tra loro, cosicchè in meno di un'ora l'avviso di un pericolo incombente faceva il giro dell'isola. Queste torri, tra cui quella di Manfria, nel territorio di Terranova, furono costruite a partire dal 1554, ad opera del vicerè Giovanni Vega, ed erano alla dipendenza della Deputazione del regno. Il Parlamento Siciliano, nella seduta tenuta a
Palermo il 9 aprile 1579, deliberò il finanziamento delle spese di manutenzione delle torri, nonchè del salario dei torrieri, della fornitura delle armi necessarie e del relativo munizionamento. In quell'occasione venne stabilita la concessione di un donativo di diecimila scudi annui per questa importante necessità e tutela di tutto il regno. Oltre a queste torri (in tutto trentasette, dipendenti dalla Deputazione del regno), ne furono costruite delle altre a cura dei Senati della varie città. Sul litorale di Terranova, la torre di Manfria fu eretta nelle vicinanze del Piano della fiera, ove nei secoli passati c'era una famosa città, chiamata dagli storici Ancira, antichissima colonia di Eraclea Meridionale (
Gela). Essa si presenta con un'architettura essenziale e volumetricamente regolare e spicca da una pianta quadrata, su un basamento parallelepipedo che serve da innesto ad un tratto a tronco di piramide, sovrastato da un volume chiuso con tetto a due falde. Due affacci diagonali a mensola permettevano ai torrieri di sporgersi oltre le pareti dell'edificio per meglio perlustrare il mare ed effettuare segnalazioni. La torre di Manfria, detta pure di Ossuna, dal nome del vicerè Pietro Giron, duca di Ossuna, sorge su un poggio, sulla costa alta, a poca distanza dal mare. Il monumento, che ha subito nel passato grossolane modifiche, si presenta oggi in precarie condizioni statiche, ed è abbandonato alla furia degli elementi atmosferici e dei vandali.