Su una piattaforma rocciosa, a levante, sotto le torri, il conte A. Pepoli fece costruire la un caratteristico edificio liberty, destinato a luogo di studio e di meditazione, in una posizione suggestiva e panoramica, che da lui prende il nome di “TORRETTA PEPOLI”.
Con il tempo essa è diventata uno dei simboli di Erice e non c’è turista che non ne porti il ricordo attraverso una fotografia. Vi è stata persino ambientata una delle rocambolesche avventure di “Diabolik” celebre personaggio dell’omonimo fumetto.
Si auspica un radicale intervento di recupero dal degrado in cui versa. Dopo una interminabile trattativa con innumerevoli comproprietari il monumento, di recente, è stato acquisito al patrimonio Comunale. Negli ambienti silenziosi e discreti, in cui si respirava l’aria salubre della pineta dei “Runzi” impiantata dallo stesso conte nella ampia vallata che si estende sotto il costone roccioso della Torretta, il Conte spesso sostava, come “genius loci”, ma ancor più gradiva sostare con ospiti di rango e notabili della cittadina. Venivano speso anche eruditi e studiosi, tra cui Alberto Favata, musicista e musicologo, che raccolse durante i suoi soggiorni ben 38 canti della tradizione ericina. Veniva anche il ministro Nasi a trascorrere periodi di riposo dopo le fatiche parlamentari. Ed ancora erano di casa il poeta Ugo Antonino Amico e Giuseppe Polizzi direttore della Biblioteca “Fardelliana” di Trapani. Frequenti anche le visite del Salinas, autorevole archeologo, con il quale il nobiluomo era solito passeggiare lungo le antiche mura della città. Durante una delle consuete passeggiate proprio il Conte ebbe l’intuizione che su dei massi ad “opus rectum” fossero incise delle lettere dell’alfabeto fenicio. Seguirono quindi più attenti e ripetuti sopralluoghi che fruttarono nuove ed importanti scoperte. Moltissime le lettere individuate nelle postierle ed in altri diversi blocchi delle cortine murarie.