Questo piccolo centro dell'entroterra agrigentino sorge su una zona collinare, a piccola distanza dal fiume Platani, da cui prende il nome. Si trova su un'altitudine di 416 metri sul livello del mare ed ha una popolazione di poco più di cinquemila abitanti, dedita soprattutto all'agricoltura. Il feudo di San Biagio, su cui, nei secoli, è nato e si è sviluppato il borgo, risale, assai probabilmente, all'epoca bizantina. Recenti scoperte archeologiche sembrano confermare questa dato storico. Abbondano, infatti, i materiali, risalenti a questa epoca, rinvenuti in diverse parti della collina. Sappiamo, con maggiore sicurezza che, nel 1677, il feudo apparteneva al barone Don Fabio di Gerardo. A questi successe Don Pietro Gianguercio e quindi il suo primogenito Mariano, cui si deve la fondazione del borgo, Mariano Gianguercio, infatti, ottenuta la licenza di popolare il feudo, vi edificò le prime case rurali e, pochi anni dopo, anche uno chiesa. Il primo nome del piccolo borgo fu Terra di San Biagio, in onore del Santa che, da sempre, è stato anche il patrono dei Sambiagesi. Dalla seconda meta del Seicento, fino al 1716, il borgo venne acquisito dalla famiglia Ioppolo. In questo periodo la famiglia Ioppolo detenne la giurisdizione del paese, ma non potè curarne l'amministrazione direttamente e si servì di governatori che non sempre hanno lasciato un buon ricordo. La famiglia Bonanno che prese possesso di San Biagio nella seconda metà del Settecento, provvide a garantire un governo del paese più stabile. Infine il piccolo centro divenne possesso della famiglia Gioeni dei Principi di Petrulla e dei Duchi D'Angiò. Nella prima metà del secolo scorso, il Comune assunse l'attuale denominazione. Le bellezze artistiche del paese sono costituite, essenzialmente, da edifici religiosi del settecento, come la Chiesa Madre e la Chiesa del Carmelo. Di carattere religioso è anche la principale testa del paese, quella degli Archi di Pasqua, costituita da spettacolari addobbi di pane, raffiguranti scene sacre.